II. SICILIA

 DIARIO DI VIAGGIO II. SICILIA


estate del 2021

1 settimana





Post covid. 
Lentamente torna la voglia di viaggiare, scoprire, rifiorire.
Esplode la primavera, esplode l'estate, esplode il desiderio di uscire dalla nostra regione, di andare. 
Non possiamo ancora uscire dall'Italia. E' vietato se non si hanno due dosi di vaccino, e noi non le abbiamo.  Abbiamo un'età che non ci porta in cima alla lista, quindi scegliamo l'Italia, e scegliamo la Sicilia. 
David non ci è mai stato. 

Partiamo la mattina presto, alle quattro, con la macchina, lo spirito è alto, abbiamo il vento sul viso, ridiamo, siamo emozionati.
C'è anche un traghetto da prendere a Reggio Calabria, sembra una vera avventura e non siamo spaventati dalle 9 ore di macchina per Palermo, ma quando arriviamo siamo k.o.


I. Palemmu

Il sole è caldo, sembra un posto diverso anche se siamo poco più giù di Roma (poco comparato con la vastità del mondo). A Palermo c'è traffico, il paesaggio è basso, le palazzine anche, gli alberi sono diversi. Parcheggiamo dietro un palazzo ed evitiamo il parcheggiatore abusivo che dormiva. Arriviamo in camera e dormiamo anche noi. Fuori ci sono le grida energiche di un giorno d'estate dietro le persiane di una casa del sud. Si sente il vento passare flemmatico tra le fronde degli alberi, ed è così che ci risvegliamo. 



Esploriamo. 
Chiese, strade, vento di mare, pane e panelle.
La luce dorata del sud.





- Ora ci riposiamo un attimo! - è la mia frase ovunque.
Mi siedo nei giardini con i ficus giganti, all'ombra. 
Poi mi siedo in una piccola piazza dove i locali iniziano a tirar fuori le sedie per la serata.
Poi mi siedo sui gradini di una chiesa e guardo la gente passare. 
Poi mi siedo sul marciapiede davanti ad un cinese, mentre David compra delle cose per la sera.
Poi torniamo.



II. Granita e brioche col tuppo

Ci rendiamo conto che due giorni sono niente per Palermo.
Vorrei rimanere di più ma abbiamo fatto un itinerario, e abbiamo delle prenotazioni, perciò oggi è l'ultimo giorno. Stasera ce ne andiamo. 
La giornata inizia con la colazione dei campioni, e David prende una brioche col tuppo e la granita. Io un succo. 
Poi Ballarò, Vucciria, un'arancina al burro che me la farà pagare nel pomeriggio, il mare, le voci e tutte le cose bellissime che mi ricordano i viaggi d'infanzia nelle città Italiane del sud, in estate.






E poi ciao Palermo, sei stata così bella, ma nel lasciarti non siamo troppo tristi perché ci aspetta un tragitto bellissimo. 
La strada per Agrigento infatti è solitaria, passa per paesaggi aridi che incarnano la mia idea di Sicilia, che non è solo mare, ma un entroterra brullo. 
I paesaggi desertici e caldi sono i luoghi dove mi ritrovo, mi sento a casa. 

Agrigento non è il massimo, è solo palazzi con poco sentimento, ma ci siamo fermati qui per la Valle dei Templi. 





Al tramonto, il sole che scivola dietro i templi, tutto si fa dorato.
Noi parcheggiamo nel parcheggio in basso, prendiamo un taxi, andiamo all'entrata superiore e facciamo il percorso in discesa.
Camminiamo tra le rovine, guardiamo il panorama, ci sediamo tra la polvere.
Il sole è la cosa più bella, lambisce le colonne e rende tutto magico. 




III. La scala è chiusa


L'altra grande attrattiva di Agrigento è la scala dei Turchi, la famosa falesia bianca a strapiombo sul mare. 
Bella bellissima. 
Il secondo giorno ad Agrigento, andiamo, ma la scala è chiusa. 
C'è un cartello e una rete, dicono che non è permesso ma c'è un viavai importante di persone che passano via mare, superano la rete e salgono sulla scala. 
Qual è il problema?
La falesia è fragile, troppe persone che ci camminano sopra la rovinano, troppi turisti. Ecco perché il cartello, che comunque nessuno considera. 
I ragazzi si tuffano in acqua, alcune persone prendono il sole. 









Troppe persone, anche post covid. 
Andiamo verso Giallonardo, l'acqua è fredda, ma non c'è nessuno in spiaggia. Non c'è neanche il parcheggiatore abusivo. 
Mangiamo arancine e pizza sulla spiaggia, scrivo un messaggio a mio padre lamentando i 24 gradi dell'acqua, lui dice che è un temperatura buona, io entro fino al ginocchio, poi mi allungo sul bagnasciuga. 
Il mio posto preferito: al sole, ma al fresco. Perfetto. 






IV. La colazione è importante 

La mattina che lasciamo Agrigento troviamo una gattina che miagola sotto la macchina. E' molto piccola e ha un problema agli occhi. 
No, non ci vogliamo voltare dall'altra parte. Sappiamo che in Italia il problema del randagismo esiste, che gatti e cani sono per strada, invisibili tranne che per gli occhi di pochi. 
Purtroppo al sud questo succede anche di più.
Un signore ci dice che lui si occupa dei gatti di quel quartiere ma non può portarla a casa, ne ha già alcuni. 
Chiamiamo un'associazione, loro la prendono.
Ogni volta che penso alla Sicilia, penso a lei. Non ho fatto la differenza, ma lei adesso ha una possibilità in più e mi sento felice per questo. 

Più tranquilli, ripartiamo. 
Andiamo a Noto, riposiamo, poi andiamo al mare. 
Torniamo, facciamo una doccia, parliamo mentre il sole del pomeriggio filtra dalle persiane accostate, poi usciamo. 
La sera Noto è vivace, ci sono tante persone, una donna canta "Cu ti lu dissi" in un vicolo animato e questa canzone diventa la colonna sonora del viaggio. 

Il giorno dopo ci svegliamo con una voce dalla strada. C'è un furgoncino ambulante che vende brioche e granita. 
Nel Lazio ero abituata alle arance, ai rotoloni, alla mozzarella e al: "signore, è arrivato l'arrotino". Invece qui è tutto un altro livello. 
Vogliamo dedicare la mattina ad esplorare il centro, lo facciamo sotto un sole prepotente e poi partiamo per Marzamemi.









V. Marzamemi



















Non ho parole che possano descrivere il vento di mare, i colori dorati delle pietre e delle case, la pace delle persone sedute a parlare e fare colazione, perciò non dirò nulla.


VI. L'isola dell'isola

Tempo di ripartire.
Due spiagge vicino a Marzamemi, il sole, il vento caldo, e via verso Siracusa, penultima tappa.
Qui la poesia della Sicilia incontrata finora scema. Traffico. Palazzi. Il mercato. 
Ma poi c'è Lei. 
La ragione per la quale siamo qui. Ortigia. 
Un'isola collegata all'isola principale da un ponte. Piccola e magnifica. Un gioiellino circondato dal verde acqua. 



Ci fermiamo ad ammirare il panorama. C'è più gente che negli altri posti. 
Nessuna sorpresa. Ci sono alcune città che rientrano nel circuito turistico straniero più di altre, e Siracusa è una di queste. 
Americani e tedeschi col cappello di paglia e le camice ampie girano l'isola indicando qui e là e scattando foto.
Percorriamo tutto il perimetro dell'isola e ci fermiamo in un baretto. David prende una granita al gelso, io una spremuta.
Restiamo al fresco per un po', poi ripartiamo. 


Mentre camminiamo attorno all'isola vediamo i bagnanti che prendono il sole e fanno il bagno tra le rocce. L'acqua è verde e blu, invita. 
- Bagnetto? - propone David
Io sono scarica. Il sole, la camminata, è troppo. Torno in camera, David prende pinne e maschera e va in esplorazione per qualche ora nel pomeriggio. Torna contento.

VII. Opinione impopolare

Torniamo, la vacanza è finita. 
Ma prima c'è un'ultima tappa: Taormina.

Molti anni fa comprai una rivista di viaggi. In copertina il titolo invitante: Le isole più belle.
Una di queste era Isola Bella, a Taormina. 
Decisi quindi di andare a fare una vacanza là, ma una vacanza vera, non il viaggio estenuante che di solito faccio. Una vacanza con lo stesso hotel per una settimana, la piscina, il mare e tutto. 
Poi sono arrivata a Taormina ma non l'ho percepita autentica. 
Gli abitanti sono andati via da un pezzo, sono rimaste solo le attività commerciali e i turisti. Era come un enorme villaggio vacanze, una favoletta per i turisti stranieri che non sanno cosa sia veramente l'Italia. 
Ma per me non andava bene, non è quello che volevo, e l'ho capito lì. Quindi, quando David ha espresso il desiderio di fermarsi a Taormina non ne sono stata contenta.
Ma per lui era la prima volta, quindi perché no?






Giusto un'ora, il tempo di un pit stop rapidissimo, una volata. 
Andiamo in piazza, torniamo e ripartiamo alla volta di casa. 
Ascoltiamo ancora "Cu ti lu dissi" mentre attraversiamo Calabria, Basilicata, Campania e finalmente arriviamo nel Lazio. 
Nella testa i suoni, negli occhi i colori caldi, sulla pelle ancora il sole di una vacanza semplice ma che resta una delle mie preferite. 
Un'immersione nei ricordi d'infanzia.
E già faccio un progetto di itinerario per la prossima volta. C'è così tanto da vedere. Le Eolie, e poi le Egadi, Cefalù, e un entroterra che non voglio perdermi. 
Alla prossima, Isola del mio cuore! 








 

























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